Hai mai pensato che a 40 minuti d’auto dalla caotica capitale possa mai esistere un luogo incantato?
C’è ed ha anche un nome: Narni con le sue Mole sul fiume Nera.
LE MOLE DEL NERA
Segui il percorso di un piccolo fiume, il Nera, che, come per incanto, crea una piscina naturale color smeraldo, circondata da una foresta rigogliosa.
A scanso di equivoci, anche se tutti vi fanno il bagno, c’è divieto di balneazione, non perché sia sporca l’acqua, anzi è limpidissima, ma siamo sempre vicini ad una centrale idroelettrica e c’è la possibilità che la piscina naturale venga inondata, nonostante il tutto avvenga al suono di sirene.
Si può arrivare con la macchina o decidere di farlo in bici, comunque sia lo spettacolo naturale è di quelli che appagano gli occhi e risollevano dallo stress e tutti noi sappiamo quanto ne abbiamo bisogno.
Potrei dire che è come tornare indietro nel tempo, ma in realtà il tempo si è fermato lì per lasciar scorrere solo l’acqua.
La sensazione che ho percepito è stata quella di sentirmi un po’ la mitica Brooke Shields nel film cult Laguna Blu, solo che non ero su un’isola deserta come i due protagonisti del film, ma in un luogo famoso già presso gli antichi romani e che ha colpito anche la fantasia dello scrittore inglese Clive Staples Lewis tanto da scrivere “LE CRONACHE DI NARNIA”.
Narni è un comune dell’Umbria a ridosso del Lazio, che nel passato era conosciuto come Narnia, situato lungo la Via Flaminia e, data la sua posizione strategica, era un baluardo per la difesa di Roma.
Plinio il Giovane aveva una villa a Narnia e citò i meravigliosi bagni che qui si faceva. Non ho dubbi che i Romani conoscessero bene le Mole e ne godessero della sua bellezza, era l’antico Porto di Stifone.
Per Lewis Narnia era un punto sul suo “Piccolo atlante della classicità”, un luogo di cui aveva letto sicuramente meraviglie attraverso gli scrittori latini e si innamorò del suono del nome, Narnia.
Ed è così che l’immaginaria Terra di Narnia del suo capolavoro, con tanto di trasposizione cinematografica della Disney, ha delle vere e proprie coordinate geografiche, situate qui in Umbria.
Per arrivare alle Mole di Narni, devi passare la centrale idroelettrica e percorrere una strada sterrata, che a tutto può far pensare meno che lì vicino si nasconda una vera e propria chicca.
Se ci vai in mezzo alla settimana, troverai qualche persona del posto, pochissimi turisti o, se sarai fortunato/a, nessuno e sarai tu ed il magico mondo di Narnia.
Dopo la sosta alle Mole, non ti resta che risalire a Narni, dove scoprirai un gioiellino, da visitare in poche ore, un bellissimo borgo medievale con una Rocca, da cui ammirare tutta la vallata e con un po’ di fantasia immedesimarti in una dama o in un cavaliere medievale e vivere la tua favola.
A SPASSO PER NARNI
Un giorno a Narni è una gran bella sorpresa, una di quelle che un cartellone di uscita stradale, visto tante volte e mai considerato, può inaspettatamente regalarti.
Vorrei dare giusto qualche cenno storico di Narnia, a me è stato utile per farmene un’idea.
Ciò che ho amato di Narni è anche il fatto che è uno di quei posti che in una giornata ti puoi godere senza l’ansia di esserti perso qualcosa.
La colonia di Narnia venne creata dai Romani nel 299 a.C. ed il nome deriva dal fiume Nahar, l’attuale Nera.
La sua posizione strategica lungo la Via Flaminia la rese un importante centro per i Romani, Augusto vi costruì il ponte, di cui ancora oggi rimangono visibili i resti.
Dopo la caduta dell’Impero Romano, Narni subisce diverse invasioni nemiche, che distruggono le vestigia romane e la mandano in decadenza, fino a che nel XII conosce uno nuovo periodo florido e comincia la costruzioni di quelle strutture, che ancora oggi vediamo. Nel 1300 il Papa ristabilisce il suo potere, fa costruire la Rocca e ristruttura l’acquedotto romano.
Nel ‘400 a Narni vi lavorano artisti rinomati come il Ghirlandaio ed è famosa anche per aver dato i natali ad Erasmo Stefano da Narni, detto il Gattamelata, il noto mercenario e grande condottiero della Repubblica di Venezia, di cui a Padova si conserva la statua equestre in bronzo fatta da Donatello.
Dopo questi brevissimi cenni storici è il momento di girare per Narni, di cui faccio una premessa: Narni è arroccata, ma esiste un ascensore che dal parcheggio sottostante porta nel cuore della città ed io l’ho benedetto infinitamente!
Però, non finisce qui, salite e discese sono sempre in agguato, del resto stiamo in un borgo medievale-rinascimentale ed erano posti in alto in maniera difensiva.
Si entra nella città di Narni passando per Porta Ternana, edificata nella seconda metà del ‘400, di cui si ammirano gli stipiti e l’arco di pietra a bugnato a punta di diamante.
Giunti a Piazza Garibaldi, osserviamo dapprima un retaggio del suo passato sotto l’Impero di Roma, ovvero l’Arco Romano, e poi ci dirigiamo verso la Cattedrale di San Giovenale.
Si affaccia su due piazze, Garibaldi e Cavour, ed ha un porticato quattrocentesco attraverso il quale si accede alla chiesa.
Fu dedicata al primo vescovo di Narni San Giovenale e completata nel 1145, dove in precedenza esisteva già un luogo di culto dedicato al santo.
Nella chiesa si possono ancora osservare resti del pavimento originario cosmatesco del XII secolo. Sotto l’altare, situate nella cripta a cui si accede mediante quattro scalinate, sono custodite le reliquie di San Giovenale.
La visita della Cattedrale è piacevole e non porta via neanche un tempo infinito.
Proseguiamo per Via Garibaldi, il corso principale, dove incrociamo il Teatro Comunale e ci immette direttamente nella bellissima Piazza dei Priori, dove precedentemente sorgeva il foro romano di Narnia.
Domina la Piazza la splendida architettura del Palazzo dei Priori, con la loggia del Gattapone, in cui si possono ancora intravedere affreschi e lo stemma degli Orsini.
Da palazzo della magistratura durante il Rinascimento è passato ad essere uno studentato con la scuola, diretta dai Padri Scanopi.
Non è visitabile all’interno, quindi tocca vedere la struttura da fuori e sotto la loggia. All’interno c’è l’Ufficio del Turismo, che mi ha gentilmente indicato cosa vedere ed io mi sono armata di curiosità e buone gambe e sono partita alla conquista di Narni.
Di fronte al Palazzo dei Priori ha sede il Palazzo Comunale, anch’esso visitabile, almeno al momento, ma di cui si può ammirare la struttura duecentesca costruita su 3 torri attigue, che costituiscono però un solo corpo.
Come consiglia la mappa turistica, proseguiamo per Strada Mazzini ed incrociamo sulla destra la Chiesa di Santa Maria Impensole, una chiesa molto piccola di stile romanico, ma costruita sopra l’antico Tempio di Bacco e si possono ancora ammirare due cisterne romane.
Appena più avanti, basta alzare lo sguardo per vedere la Torre dei Marzi, che apparteneva ad un certo Marzio Galeotto, fotografo di corte del re d’Ungheria. Non perderemo di certo il sonno se non la noteremo!
Proseguiamo verso i Giardini San Domenico, da cui parte la visita di Narni Sotterranea. Se si volesse visitarla, occorrerebbe prenotarla molto prima, il numero di persone ammesse è molto contigentato. La visita per me era prevista circa un mese dopo, pazienza, riproverò!
Il percorso continua attraverso il borgo medievale e le sue salite! Trovo il Museo chiuso, ma è aperta la Chiesa di San Francesco e qui vale la pena entrare. Fu costruita nel luogo dove aveva soggiornato San Francesco e si narra che qui il Santo abbia fatto dei miracoli, pure importanti, del tipo ridare la vista, far camminare un paralitico, sedute di esorcismo e che quindi la cittadinanza riconoscente abbia voluto erigere la Chiesa nel 1226.
E’ una chiesa molto bella di stile romanico con affreschi che vanno dal 1300 al 1500, molti dei quali riproducono storie della vita di Francesco.
Uscendo dalla chiesa torniamo verso Piazza dei Priori, ma questa volta la vita p in discesa.
Avviamoci verso un simbolo di Narni:
La Rocca Albornoz
La Rocca Albornoz è veramente imponente, poiché concepita come una struttura difensiva, ma che nel corso dei secoli cambiò destinazione d’uso sino ad essere proprietà di un principe russo.
Venne fatta costruire dal Cardinale Egidio Albornoz, a cui era affidato il controllo del territorio. Il Cardinale fece costruire 72 rocche come questa, di cui ricordo quelle di Spoleto e di Urbino, e dobbiamo solo immaginare come nel Medioevo questo territorio fosse disseminato di rocche, ovvero edifici militari a dominio del territorio.
In particolare, la Rocca Albornoz di Narni dominava il territorio narnese, la vallata, il fiume Nera e la via Flaminia.
La Flaminia in questo tratto si biforcava: un tratto andava verso Terni e conservava il nome di Via Flaminia; l’altro tratto aveva cambiato nome e passava per il centro storico di Narni, attraversava il ponte di Augusto, si dirigeva verso Sangemini ed arrivava a Foligno.
Da questa costruzione si doveva controllare la via di commercio terrestre, quella fluviale e la popolazione stessa del territorio.
La Rocca era un simbolo della potenza medievale, il primo capitano di ventura si insediò qui nel 1371, era un simbolo del potere papale ed era soggetto all’attacco dei nemici dello Stato Pontificio.
Pertanto, era dotata di una prima cinta muraria esterna, che corre su tre lati e poi una cinta muraria interna, anch’essa su tre lati, poiché sul quarto lato c’era uno strapiombo, che costituiva una difesa naturale.
Altra difesa sul lato esterno era il fossato, dove adesso ci sono i giardini. Era un fossato concepito senza acqua, proprio per creare un forte dislivello tra il piano d’accesso superando la prima cinta muraria e l’accesso alla seconda cinta muraria, che corrisponde alla corte della Rocca.
La Rocca è in una posizione strategica, potevano infatti vedere Narni, la Via Flaminia, Sangemini, l’Appennino sino a Rieti con il Terminillo.
Ad ulteriore difesa, dalle finestre venivano lanciati oggetti contundenti e liquidi bollenti per uccidere i nemici e viene creata un’inclinazione nella struttura di modo che gli oggetti che rimbalzavano sulla pendenza assumessero una gettata maggiore.
Anche all’ingresso verso la corte troviamo delle barriere, c’era una cancellata in ferro ed anche un portone.
Accedendo alla corte, ci si rende conto che le barriere contro l’avanzata del nemico non sono finite. La prima fila di finestre è relativa agli ambienti del primo piano, la seconda fila di finestre fa parte del piano nobile, dove risiedeva il capitano di ventura, ma poteva anche accadere che si trovasse il Papa qui, anche se solo di passaggio e non in villeggiatura. Il primo piano ed il secondo piano non sono collegati internamente tra di loro, proprio per evitare che l’eventuale nemico che si fosse infiltrato facesse un attacco su tutti i fronti.
L’accesso al secondo piano non avveniva dall’interno, ma dalla corte nella parte esterna. Attualmente a testimonianza di ciò vi sono porte trasformate in finestre. C’erano delle scale ed un ballatoio tutti fatti in legno, perché, se il nemico fosse riuscito malauguratamente ad accedere alla corte, sarebbero stati distrutti appiccandovi il fuoco, per poi ricostruirli in seguito.
Il nemico non doveva arrivare al piano nobile della Rocca, poiché la cattura del capitano di ventura o di chiunque di alto grado avrebbe significato la cattura della Rocca. Il capitano si sarebbe potuto difendere nella Torre del Maschio, accessibile solo dal piano nobile in due punti, esternamente dove oggi c’è una struttura in legno, ma in passato c’era un ponte levatoio, l’altro punto era tra i due archi del portone, con un passaggio in legno, che in caso di necessità veniva bruciato, creando uno spazio vuoto di circa due metri tra la Torre del Maschio e la struttura della Rocca.
Oggi entrambi i passaggi sono murati, poiché la Rocca non è stata sempre una rocca difensiva del territorio, ma nel 1800 fu trasformata in carcere dello Stato Pontificio. Dopo l’unità d’Italia, questa struttura viene venduta ad un principe russo, con uno stravolgimento da carcere a residenza privata. Dagli anni ’20 del 1900, tutto cade in stato d’ abbandono e sono crollati anche dei tetti.
Nonostante un sistema difensivo studiato ad hoc, la Rocca è stata assediata più volte e sulle mura è ancora evidente l’attacco dei Lanzinecchi del 1527, quando con la potenza dei cannoni riescono a buttare giù le cinta murarie esterne ed un’ala della Rocca, che poi furono riedificate.
Dopo la Rocca Albornoz, non ci resta che scendere a vedere il Ponte di Augusto, un capolavoro di architettura romana, giunto ai giorni nostri.
Voluto dall’Imperatore Augusto nel 27 d.C. lungo la via Flaminia, serviva a collegare la gola, creata dal fiume Nera, tra due monti. Era imponente, lungo 160 metri ed alto 30.
Nel corso dei secoli, è stata distrutta una parte importante del ponte, ma guardandolo ancora oggi, si può solo constatare la grandezza degli antichi romani, maestri di architettura.
Termino questo mio breve viaggio alla scoperta di Narni con una prelibatezza culinaria da provare assolutamente, ovvero i manfricoli, una pasta fresca lunga e doppia, cucinata con il sugo di lepre o di cinghiale, da leccarsi baffi e pure le dita.
Non ti resta che andare alla scoperta di Narni!
Grazie di aver letto il post e ti aspetto al prossimo itinerario.
Maria Pia Maghernino