Frida Kahlo è un’artista rivoluzionaria, icona delle donne, simbolo della smisurata forza che può risiedere in un corpo fragile, di un immenso e costante dolore fisico che si trasforma in magiche pennellate.
FRIDA KAHLO IL CAOS DENTRO
Ritroviamo Frida nella mostra itinerante intitolata “Frida Kahlo il Caos Dentro”, un viaggio nell’universo artistico della grande artista messicana, e questa volta l’esposizione è a Napoli, Palazzo Fondi, sino al 9 gennaio 2022.
E’ una mostra che sfrutta la tecnologia digitale ed è immersiva grazie ad una moltitudine di oggetti, foto e ricostruzioni dell’ambiente di Frida.
Il caos dentro è un titolo meraviglioso, che ti riporta ad una sensazione di inquietudine. E’ il caos che le viene dal dolore dell’incidente e dai tradimenti di Diego Rivera, è il suo percorso di vita travagliato.
Questa mostra ci fa immergere nel suo mondo oggettivo tramite la ricostruzione della camera da letto, del suo atelier, del giardino, per far sì che chi guarda capisca il contesto.
Partiamo Da “PIDEN AEROPLANOS Y LES DAN ALAS DE PETATE”, la cui traduzione è “chiedono aeroplani e danno loro ali di paglia”. E’ l’unica opera originale che c’è, risalente al 1938, probabilmente questa tela la rappresenta da bambina.
Frida stessa ci racconta che da bambina, amante del volo, aveva chiesto ai genitori un aeroplano. La madre Matilde Calderon, donna tradizionalista e cattolica, ma con una figlia che ama essere libera, le mette un abitino da femmina e le fa realizzare due ali da angioletto con una paglia intrecciata.
Lei non rinuncia al suo aeroplano, non lo ha avuto da bambina, ma se lo dipinge da adulta. Queste ali sono appese con un filo, come fosse un burattino, si può intravedere il tipo di relazione che ha con la mamma, che vorrebbe gestirla. Scriverà nel suo diario “che felicità! Finalmente avrei potuto volare”.
Il mondo dell’infanzia sarà sempre presente nella sua vita, i giocattoli saranno il surrogato dei suoi bambini mai nati.
Frida Kahlo nasce il 6 luglio 1907 in un sobborgo di Città del Messico, in piena rivoluzione zapatista, tanto che cambia la data e mette 1910. Il papà sarà sempre il suo punto di riferimento, è il fotografo, il pittore dilettante, che comprende subito l’attitudine all’arte di Frida.
Con la Rivoluzione, milioni di contadine si riscattano dalla condizione di “bestie da soma”, come le definì lei stessa. Moriranno oltre un milione di persone, ma il Messico si libera del suo dittatore.
Frida diceva che lei era comunista ancor prima di conoscere Diego, è il fortissimo desiderio di libertà insito in lei.
All’età di 6 anni una malattia alla spina dorsale la mette davanti alla morte. Si salva per miracolo, ma la gamba destra non sarà più come prima.
E’ bravissima a scuola e vuole studiare medicina. Sono gli anni in cui sperimenta la sua bisessualità, ha una relazione con la bibliotecaria della scuola e frequenta un gruppo in cui incontra il suo primo amore, Alejandro.
CASA AZUL
Casa Azul è la casa in cui è nata e vissuta insieme ai genitori ed in cui ha continuato a vivere successivamente con Diego Rivera.
C’è una data che cambia completamente la sua vita, il 17 settembre 1925, e scriverà:
“Sono stata al mio funerale nella lieve pioggia di un tardo pomeriggio su un autobus che mi riportava a Toyacan, non avrei dovuto essere su quell’autobus, ero già salita su un altro e stavo tornando a casa, quando il destino ha preso la forma di uno stupido ombrellino da passeggio, un parasole dimenticato chissà dove. Sono scesa, sono tornata indietro, non ricordo nemmeno più se l’ho ritrovato quell’ombrellino e così sono salita sul mio carro funebre. All’angolo del mercato di San Juan, un tram ci è venuto addosso. Non è stato uno scontro, piuttosto un lento divorarci, ricordo questa lentezza assurda, irreale, il tram ci schiacciava contro un muro e l’autobus si contraeva, si ritraeva in se stesso, si comprimeva. Non ho avuto paura, era tutto così assurdo che non si poteva aver paura, quel che stava accadendo, non aveva senso. Un corrimano di 4 metri mi è entrato nel fianco, mi aveva trafitto come la spada trafigge il toro. Mi aveva impalata, la punta scheggiata mi usciva dalla vagina. Sono stata stuprata da un corrimano a 18 anni su quell’autobus che avrebbe dovuto uccidermi sotto una pioggia d’oro”.
Il suo corpo è così martoriato che viene data per morta, ma il suo urlo spezza l’attenzione che i medici avevano per gli altri e cominciano ad intervenire su una colonna verticale spezzata in tre parti.
Il piede, la coscia, la clavicola, il braccio sono rotti. Trascorre un anno di degenza ed i dottori le dicono che non avrebbe camminato mai più.
A casa la madre crea l’espediente dello specchio sul baldacchino, che Frida userà come escamotage per dipingersi.
All’arte si era già avvicinata in precedenza, ai tempi della scuola quando aveva frequentato l’atelier di Fernando Fernandez, amico del padre, fotografo professionista, che la introdusse nel mondo dell’arte e dell’incisione.
Comincia a dipingere con un cavalletto che le viene posto davanti, può muovere solo le braccia e la testa.
Spesso si dice che l’arte di Frida Kahlo è il modo che lei ha di esorcizzare il dolore; è vero che lei trasporterà su tela quella che è la sua interiorità, ma non fu solo dolore.
L’arte per Frida è un farmaco per lenire la sofferenza fisica, ma è anche l’affermazione di sé come donna libera e come artista.
Il letto nella stanza sarà anche il suo letto di morte. La causa ufficiale della morte fi embolia polmonare, ma si pensa che, con l’ausilio di Diego, si sia suicidata con una dose massiccia di morfina.
Non riusciva più a stare senza morfina e beveva alcol per lenire i dolori dell’anima. E’ lei che ha deciso che quello che aveva potuto vivere, l’aveva vissuto.
La riproduzione di Casa Azul è perfetta, con Diego, Mao Tse Tung, le stampelle, gli oggetti dell’artigianato locale.
Frida nasce proprio a Casa Azul, di un blu indaco. Era una casa ad un piano, che fu poi ampliata. Fu Diego a far costruire il secondo piano, dove verrà allestito il suo atelier.
C’è quello che viene chiamato l’apparato creativo, ossia tutto quello che lei utilizzava, i gessi, le tempere per dipingere e la sua sedia a rotelle.
L’arte per Frida è anche lotta politica, è una donna degli anni ’20 che vive in pieno la passione, che ama l’amore in quanto tale, che sia sotto forma di uomo o sotto forma di donna.
Frida costruisce la sua immagine, costruzione che si fa coincidere con il momento in cui lei comincia a vestirsi con i vestiti tradizionali messicani dopo il matrimonio con Diego, ma in realtà quella tradizione era già dentro di lei e viene recuperata volutamente.
L’immagine iconica di Frida è con i fiori tra i capelli, gli anelli su una mano o sull’altra, i vestiti lunghi della tradizione per ribadire la tessitura, un lavoro femminile.
Quando farà la sua personale a Parigi, invitata da Breton, suo grande estimatore, lei ci va vestita da uomo.
Quando Diego la tradisce con la sorella, lei se ne va di casa, prende un appartamento da sola, si taglia tutti i capelli e si veste da uomo, è l’altra parte di sé.
Lei sarà sempre contro il capitalismo, nel momento in cui va in America, cercherà di scappare per tornare a casa.
La sua è una lotta politica, perché è un’affermazione di indipendenza, non è un caso che negli anni ’60 la sua icona viene presa ed utilizzata come simbolo dei diritti delle donne di essere libere.
Nell’esposizione vengono mostrate una serie di foto scattate da Leo Matiz, uno straordinario artista che fa degli scatti bellissimi in Messico. Matiz fotografa i volti delle persone comuni, ma anche personaggi famosi come Picasso e Frida.
In queste foto si evince la costruzione voluta della propria immagine da parte di Frida, la costruzione di un’icona, è fuor di dubbio che lei lo fosse già in vita.
E’ Frida che determina la scena e lo fa in maniera maestosa: con un sorriso malizioso gioca con l’obiettivo.
Le mostre di Frida sono spesso corredate di foto, poiché Frida stessa utilizza le foto a complemento della costruzione della sua immagine.
Lei dice “io dipingo me stessa poiché sono la sola cosa che vedo e probabilmente la persona che conosco meglio, perché sono da sola”.
Come già accennato, l’arte per lei è sia un farmaco che una lotta politica, una presa di posizione nei confronti della società, la sua disperazione personale è anche una disperazione sociale.
E’ un’artista estremamente concettuale, André Breton, andando a vedere i suoi quadri, disse che era una surrealista involontaria. Non ha mai partecipato attivamente a quelli che erano i movimenti surrealisti, è qualcosa che gli viene spontaneo.
Il primo incontro tra Diego e Frida avviene quando lei ha 15 anni e frequenta la Escuela Nacional Preparatoria e Diego è lì per realizzare uno dei suoi murales.
Trascorrono pochi anni prima e Frida incontra nuovamente Diego a casa di Tina Modotti, un’italiana di Udine, fotografa di successo e donna che ama l’amore, le due probabilmente sono amanti.
Dopo un anno di lunga e dolorosa convalescenza, causata dal terribile incidente sul bus, Frida prende una decina di quadri, va da dove Diego stava dipingendo e lo chiama mentre sta sull’impalcatura. Diego scende ed osserva i lavori. Lei gli chiede in maniera diretta se secondo lui quella sarebbe potuta essere per lei la sua carriera e lui la incoraggia.
Frida sposa Diego 1929, lei ha soli 22 anni e lui ne ha 43. E’ una relazione travagliata, segnata da moltissimi tradimenti, ma per Frida Diego è “il suo tutto”.
In Diego ritrova la figura paterna, rivede alcuni elementi del padre, come la cultura, l’arte, la capacità di mettersi in gioco.
Diego amava la peluria sul volto di Frida, poiché le ricordava un uomo, ne vedeva la parte maschile.
Avevano tanto in comune, li legava un amore profondissimo, ma si tradivano in continuazione. Diego era geloso dei tradimenti di Frida con gli uomini e non di quelli di lei con le donne.
Frida era una grande amante degli animali, aveva le scimmie ragno in casa, il cagnolino, il gatto nero, i pappagalli. Nel momento in cui li va ad inserire nei suoi quadri, gli dà un significato: ad esempio le scimmie ragno nella cultura messicana sono le protettrici delle arti.
A Casa Azul Frida e Diego vissero dal 1929 al 1954. Dopo un allontanamento tra i due, Diego si fece costruire una casa a Città del Messico. Era una casa legata da un ponte con due edifici, dove nella casa più piccola viveva Frida ed in quella più grande a sud Diego. Entrambi riuscivano ad avere le proprie libertà.
Casa Azul fu il luogo dove ospitarono esuli politici, come Lev Trotsky, che giunge a Città del Messico con la moglie. Trotsky si innamorò perdutamente di Frida e pare che fossero divenuti amanti.
Sempre in questa casa fu ospitato Andrè Breton, il poeta e teorico del Surrealismo. Fu lo stesso Breton a dire che quello di Frida era un “Surrealismo involontario”.
La mostra ti porta in un mondo in 3D, dove ti ritrovi in un bosco, lo ammiri girando con la sedia fino a che giunge la sorpresa: Frida sotto forma di un cervo che appare e poi va via, geniale!
Vi è una esposizione di busti, a riproduzione di quelli utilizzati da Frida, che negli anni ’30 si era sottoposta in America ad un delicatissimo intervento chirurgico alle vertebre al bacino, che le creò problemi serissimi.
In apparenza, sembrava che l’intervento avesse avuto successo, ma questa operazione la costringerà a sottoporsi ad altri interventi chirurgici e si ritroverà nuovamente a letto con l’utilizzo di questi gessi e di busti in metalli. Il più famoso è l’esoscheletro che Frida realizza dipingendo su stessa, in cui all’altezza della pancia c’è la rappresentazione di un feto.
Il suo primo autoritratto lo regala al suo amato Alejandro, ha un meraviglioso collo allungato, che ricorda un quadro di Modigliani. Lei vuole che Alejandro appenda il quadro ad un’altezza che faccia pensare che lei sia di fronte.
Nei suoi autoritratti avrà sempre un atteggiamento serioso ed impostato.
Lei considera la sua immagine una trasposizione artistica aderente al reale, nulla altera le sue peculiarità.
Il suo primo autoritratto è assolutamente diverso dagli altri, ha una posa sensuale, con questa mano appoggiata su questo rosso porpora della veste ed il mare appena accennato, lei con i capelli sciolti.
I suoi quadri sono sempre molto piccoli, lei ama volto gli ex voto, di piccole dimensioni. Mentre Diego dipingerà su pareti enormi, lei esprimerà i suoi concetti in spazi molto piccoli.
AUTORITRATTO CON SCIMMIE
La vediamo in giardino con le sue scimmiette ragno, che rappresentano la protezione, e poi il fiore del Paradiso, che simboleggia la sessualità. Frida diceva che per lei la vita era fare l’amore, farsi un bagno e poi rifare l’amore.
LA COLONNA SPEZZATA
Si vedono le lacrime, i chiodi, che diventano sempre più grandi nella zona del cuore, il tradimento più grande è stato quello di Diego con la sorella Cristina.
La colonna vertebrale è una colonna ionica spezzata, disegna il busto che lei portava ed i chiodi sulla gamba che le arrecava sofferenza.
I chiodi evocano il martirio. Frida non è cattolica, ma è il giusto simbolo per far comprendere il suo personale martirio
AUTORITRATTO COME TEHUANA – DIEGO NEI MIEI PENSIERI
Famosissimo autoritratto per cui ci metterà molto tempo per realizzarlo, è il periodo in cui subisce l’operazione e non va bene e quindi ci ritornerà su.
Inizialmente non doveva esserci Diego ed il titolo iniziale era “Autoritratto come Tehuana”, poi aggiunse il sottotitolo “Diego nei miei pensieri”.
Indossa il costume delle donne indie Tehuantapec, una comunità in cui vige il matriarcato.
I fiori rappresentano l’energia vitale e lo sarebbero stati se non ci fosse stato Diego, lei disse che due incidenti c’erano stati nella sua vita, quello con l’autobus e Diego. Dai fiori si dipartono una serie di fili che frantumano l’immagine. Il pensiero di Diego l’ha devastata.
AUTORITRATTO CON TRECCIA
E’ qui che Breton parla di contaminazione con il surrealismo, utilizza questa lana per creare un nodo che non si scioglie. Qui è nuda, ma è vestita della natura con una collana.
AUTORITRATTO CON COLLANA DI SPINE
Qui la collana è di spine e lo sguardo è fisso davanti a noi. L’autoritratto è costruito in modo che la natura stessa sia protagonista. La collana di spine, l’uccello morto che pende come fosse un ciondolo, la scimmietta che tenta di sciogliere la collana che crea sangue. C’è il suo gatto nero. Per Frida era prioritario stabilire un rapporto con la madre terra.
Frida scrisse:
“Sono nata nella pioggia, sono cresciuta sotto la pioggia, una pioggia fitta, una pioggia di lacrime, una pioggia continua nell’anima e nel corpo, sono nata con lo scroscio della pioggia battente e la morte, la Pelona, mi ha subito sorriso, danzando intorno al mio letto. Molte volte sono stata sigillata dentro bare di ferro e di gesso, ma io resistevo, ascoltavo il mio respiro e maledicevo il lerciume del mio corpo devastato. Diego è come la mia vita, un lento avvelenamento senza fine tra gioie di sublime intensità ed abissi di angosciosa disperazione”.
Il 13 luglio del 1954, la Morte o Pelona, la “cagna spelacchiata” come soleva lei stessa chiamarla, la portò via dal suolo mortale all’età di 47 anni per consacrarla definitivamente all’immortalità tra i più grandi artisti del panorama mondiale.
Maria Pia Maghernino