BENVENUTI IN UNA DELLE 7 MERAVIGLIE DEL MONDO MODERNO!
Machu Picchu per 400 anni è stata la mitica “città perduta”, che non fu mai trovata nel corso dei secoli dagli spagnoli, ma la sua presenza era ben nota agli andini.
Machu Picchu in lingua quechua significa Montagna Vecchia e, osservata dall’alto, i suoi contorni formano incredibilmente il profilo dell’Inka.
Impiegarono a costruire la città tra i 99 ed i 100 anni, ma non giunsero mai a terminarla.
Come arrivare a Machu Picchu?
Per arrivare a Machu Picchu ci sono due opzioni:
1-TRENO TURISTICO
Ad Ollantaytambo puoi salire sul treno turistico più incredibile su cui si possa viaggiare. Trascorrerai un’ora e mezza percorrendo lentamente 45 km tra le gole delle montagne, in vagoni tutte finestre, che ti permetteranno di godere di un panorama mozzafiato. Il viaggio è allietato da strani personaggi in costume, che ballano a suon di musica andina, e da uno snack piacevole offerto dalla compagnia dei treni. Il treno termina ad Aguas Calientes, da cui partono gli autobus per Machu Picchu.
2-CAMMINO INKA
Percorrere a piedi per 4 giorni il Cammino Inka, meglio conosciuto come l’Inka Trail, dal km 82 della Valle Sacra, è sicuramente la soluzione più difficile da affrontare fisicamente, sia per il percorso accidentato, che per problemi relativi alla mancanza di fiato dovuta all’altitudine. Dalla sua ha che guaderai il fiume Urubamba, attraversando territori incontaminati, foreste , guarderai i condor e le aquile e vivrai la vera esperienza Inka.
Chi ha fondato Machu Picchu?
Machu Picchu fu costruita nel 1430 per volere del nono Inka, Pachaqutek, il cui nome vuol dire “colui che cambia il corso del mondo”.
Machu Picchu viene eretta utilizzando lo stile imperiale Inka, quello riservato ad i palazzi più prestigiosi, e che ne constata l’importanza.
La città viene abbandonata nel 1536 circa, quando ormai gli spagnoli sono alle porte.
C’è un’altra teoria plausibile riguardo il motivo per cui la abbandonarono: è possibile che vi sia stata un’epidemia, che li abbia decimati quasi tutti.
Quando gli abitanti lasciarono il sito, si portarono con sé tutto ed è stato rinvenuto solo un pezzo di oro. Nel lasciare il sito, distrussero il cammino che portava qui sopra e ritirarono i ponti. La vegetazione crebbe così tanto da coprire tutto.
Si dice che siano rimaste solo le Vergini del Sole, nascoste qui per terminare quello che era il loro compito, ossia pregare gli dei per la vittoria. Gli archeologi hanno ritrovato i loro resti con gli strumenti che queste donne utilizzavano.
Perché gli Inka hanno scelto questa montagna?
Gli Inka sceglievano in maniera strategica e logica il luogo in cui stabilirsi. Le ragioni per cui costruirono su questa montagna, e non sui picchi circostanti più alti, furono diverse. La prima ragione è legata alla presenza dell’acqua, dietro la montagna di Machu Picchu troviamo 16 fonti di acqua ed a valle scorre il fiume Urubamba. La seconda ragione è legata alla presenza della materia prima con cui edificare. Tutto è costruito in granito bianco, materiale di cui è costituita la montagna stessa. La terza ragione essenziale per cui hanno costruito qui è perché era difficile arrivarci, data la presenza del fiume.
Chi viveva a Machu Picchu?
Qui vissero solo persone di un certo livello: nobili, sacerdoti, ingegneri, costruttori, astronomi. La cittadella era circondata da mura ed aveva una sola porta, la stessa attraverso cui entriamo anche noi tutt’oggi.
Abitavano qui tra le 600 e le 800 persone, lo si stabilisce calcolando la presenza di un 200 dormitori ed una media di 3-4 persone a dormitorio.
Chi ha scoperto Machu Picchu?
Nel 1911 la scopre Hiram Bingham, professore all’università di Yale della facoltà di storia. Ero uno studioso di Simon Bolivar ed arrivò qui ripercorrendo ilsuo cammino.
Bingham, una volta giunto in Perù, viene a sapere dell’esistenza di una città perduta. Percorre più o meno la stessa strada, che si fa oggi in autobus. Incontra un uomo del luogo, a cui chiede se abbia mai sentito parlare della città perduta. Questi gli risponde che non lo sa esattamente, però gli indica la montagna di Machu Picchu. Arriva qui il 24 luglio del 1911, dopo un giorno e mezzo di duro cammino tra una vegetazione ostile, e scatta delle foto.
Quando penso a come mi si è fermato il respiro nel vedere Machu Picchu, immagino solo cosa abbia provato Hiram Bingham.
Ritornato a Yale per mostrare le sue incredibili scoperte, chiede ed ottiene i finanziamenti per una successiva missione. E’ così che nel 1912 riparte per il Perù per intraprendere gli scavi.
Comincia a mettere nomi a tutto quello che trova in questo posto e lo porta con sé all’università di Yale. I peruviani parteciparono solo come manodopera, ma lo stato peruviano non registrò nulla.
Solo una parte di cose fu riportata qui. Ovviamente nulla d’oro, poiché non fu registrato niente d’oro, cosa che sembra essere molto strana, visto che gli Inka solevano ricoprire d’oro i Templi.
RESTI DEL PONTE INKA
Prima di procedere verso i resti della città, si può fare una deviazione verso il ponte Inka, l’unico rimasto.
Per raggiungerlo, si percorre un cammino Inka originale, che consiglio di affrontare con molta attenzione, poiché stretto ed a picco.
Gli Inka costruirono il cammino fratturando la montagna . E’ un percorso che arriva sino in Ecuador ed in Colombia a nord e a sud in Cile ed Argentina.
Il ponte è strettissimo, ma non si passa sopra, lo vedi solo attraverso delle sbarre.
Più che ciò che rimane del ponte Inka, la cosa più sorprendente è la vista sulla valle dell’Urubamba e dei monti attorno. Machu Picchu è attraversato dal fiume Urubamba, le cui acque hanno perso la potenza di una volta, poiché, prima di entrare ad Aguas Calientes, il corso del fiume è stato deviato per la centrale idroelettrica.
Mi è bastato l’attraversamento del sentiero strettissimo e senza protezioni per avere un’idea dei percorsi Inka. Ci passa a mala pena una persona ed al di sotto c’è uno strapiombo. Nella parte più angusta, c’è un corrimano a cui mi sono aggrappata.
Alfredo, la mia guida, dice che un giorno un turista argentino gli ha detto che quello era un posto spettacolare per suicidarsi. Olè! Che allegria!
Questo ponte veniva ritirato per non far entrare i nemici, sono infatti solo tronchi di legno. Il sentiero portava con 3 giorni di cammino a Vilcabamba, l’ultima roccaforte Inka.
Manco Capac, Huascar e Atahuayo ebbero un fratello minore, Manco Inca, che visse a Vilcabamba ed ebbe due figli. Gli europei arrivarono a Vilcabamba, ma non passarono per Machu Picchu. Era una zona pericolosa e ricca di animali selvaggi, come serpenti ed orsi.
Da Machu Picchu in due ore si giunge alla foresta, la selva alta, dove si possono trovare tantissime specie di animali e dove cresceva tutta la frutta, come l’ananas, papaya, mango, di cui si appropinquavano. La mia guida, Alfredo, dice che ci sono pesci di due metri, con denti grandi come quelli degli esseri umani e che mangiano solo frutta. Quando escono fuori dall’acqua, emettono un suono orribile come fossero grida umane. Il loro nome è paiche, ovvero arapaima gigas, una delle specie di pesci d’acqua dolce più grandi del mondo. Non vorrei incontrarlo!
Gli Inka non conoscevano l’Amazzonia, ma ci sarebbero sicuramente arrivati in qualche anno, se avessero potuto. Vi erano tuttavia molto vicini.
Come erano gli Inka?
Gli Inka avevano caratteristiche fisiche particolari, con mani e piedi grandi, poiché lavoravano la terra. La loro occupazione principale era l’agricoltura. Non si stancavano, non sudavano e non avevano la barba. Vivevano molto a lungo tra i 70 ed i 100 anni. Erano grandi consumatori di foglie di coca.
INTERNO DELLA CITTA’ DI MACHU PICCHU
La cittadella è divisa in due parti dalla piazza principale: da un lato la parte religiosa con i Templi e dall’altro le abitazioni, le scuole per il clero e le tombe dei nobili.
Prima di entrare in questo luogo si chiedeva il permesso alle montagne, che erano le loro divinità protettrici, a cui avevano dato anche dei nomi. Per questo motivo, c’è una tavola su cui si mettevano le offerte.
A Machu Pachu ricorre il numero 3, lo osserviamo nel numero delle finestre o nelle pareti della casetta all’entrata, chiamata guayrana, che significa “dove corre il vento”. 3 sono il Sole, la Luna e le Stelle.
Il 3 è la trilogia andina e rappresenta i 3 punti Inca: il condor, il puma, il serpente, ovvero il mondo in alto, il nostro mondo e quello in basso.
Le finestre guardavano sempre verso l’alba, ricordiamo che non avevano elettricità e quindi sfruttavano fino all’ultimo la luce del giorno per illuminare i propri ambienti.
Tutte le costruzioni avevano tetti molto alti, anche se gli Inca non erano affatto alti. Si diceva che solo il re fosse alto 1,75 m e che invece il popolo arrivasse a massimo 1,65m.
Il materiale che troviamo sul tetto è paglia, che veniva portata dalla Valle Sacra tramite i lama. Il tetto durava 4 o 5 anni e poi doveva essere sostituito.
Ci dirigiamo verso l’ingresso della cittadella.
Troviamo subito una stanza che fungeva da frigorifero, con molte finestre e porte per dare ventilazione e mantenere il freddo. Qui non si poteva dormire,a causa della temperatura molto bassa.
La stanza successiva ha poche finestre, era invece utilizzata per immagazzinare cose che erano molto sensibili al troppo vento. Gli Inka solevano conservare il cibo per lungo tempo, motivo per cui avevano le patate disidratate, il mais ed alcuni tipi di grano seccati.
Andiamo alla destra e discendiamo in una CASA INKA. Nella camera da letto dei tronchi fungevano da base del letto e la sua copertura era costituita dal pelo del lama. Ogni abitazione era fornita anche di un suo bagno privato, abbastanza spazioso.
Subito dopo troviamo il TEMPIO DEL SOLE, che ha due finestre di forma trapezoidale ed il sole entra attraverso queste nel solstizio d’estate e d’inverno. Grazie alla proiezione della luce del sole sulla roccia nel mezzo, si poteva sapere quando cominciava l’anno andino, ovvero al solstizio d’inverno, Inti-Raymi, la cui festa era ed è ancora oggi il 24 giugno.
Il Tempio del Sole sicuramente era ricoperto tutto d’oro e l’oro è stato portato via.
Durante il percorso si possono notare le piante di coca, le cui foglie erano molto importanti per l’alimentazione Inka. Non bevevano latte e le foglie di coca apportavano il calcio necessario alla loro dieta. Stavano sempre con le foglie di coca in bocca ed insieme bevevano la chicha morada di mais, un mix incredibile, un po’ come avere una Red Bull tutto il giorno.
Erano sempre nel pieno delle forze, con voglia di lavorare e con tanta allegria. Si dice che non sia morto nessuno costruendo quel luogo e che pertanto regni la pace.
Andiamo alla PIAZZA SACRA, la piazza principale, in cui si trovano due Templi: il Templo Principal ed il Templo de las Tres Ventanas.
TEMPLO PRINCIPAL: il dio principale degli Inca non era il Sole, ma Viracocha, il creatore dell’Universo, il cui nome significa Sole del Lago. Viene rappresentato spesso con un cerchio, come a Coricancha.
Qui invece lo troviamo accanto al sole ed alla luna, al basso ci sono le stelle, l’arco Iris ed il raggio.
La leggenda Inka dice che sia stato Viracocha ad inondare il Lago Titicaca, distruggendo tutto e tutti, e che abbia lasciato in vita una sola coppia, Manco Capac e Mama Ocllo, i figli del Sole, da cui è nata la civiltà Inka.
Di fronte si trova il TEMPLO DE LAS TRES VENTANAS: come ho già detto in precedenza, le 3 finestre corrispondono alla trilogia della croce andina, la chakana.
Ogni finestra rappresenta un mondo ed ogni mondo è rappresentato da un animale: il condor, che rappresenta il mondo di sopra, il puma, che invece simbolizza il nostro mondo, ed il serpente ad identificare il mondo di sotto.
Questa chakana si trova nel Templo de las Tres Ventanas, ma vediamo solo una metà, l’altra metà si va a completare nel solstizio d’inverno con la proiezione della sua ombra.
Troviamo l’INTIHUATANA, in quechua significa “che cattura il sole”, ovvero l’orologio solare. Tiene una protuberanza di forma rettangolare e quando proietta l’ombra, diviene come un calendario.
Andiamo a vedere in particolare la chacana, con 3 finestre ed al centro la porta, dove stava il sacerdote, detto “la testa parlante”. Il suo posto era di fronte al Tempio di Viracocha.
Gli Inka collocavano le pietre in forma rustica e poi cominciavano a lavorarle fino a farle diventare dello stesso livello. Non usavano il metallo per lavorarla, ma un’altra pietra dura, come fosse un metallo. Avevano l’ematite, che è un meteorite e contiene ferro. Per tagliare le pietre invece usavano i tronchi di legno e per renderla poi liscia, utilizzavano la sabbia e l’acqua.
Durante la visita del sito, si incontrano lama ed alpaca che girano liberamente. Io ho tirato fuori dallo zaino un biscotto per mangiarlo e da quel momento il lama è diventato il mio migliore amico. Mi ha seguito ovunque. Ho scattato anche il più bel selfie della mia vita, lui è stato decisamente più bravo e fotogenico di me!
Machu Picchu è uno dei luoghi più incredibili sulla terra e per preservare questo luogo, hanno limitato le visite giornaliere ed il tempo di permanenza nel sito.
Nonostante il turismo di massa e l’affollamento di giorno, rimane ancora il rifugio per gli animali selvatici e quando cala la notte e nessun turista è più in giro, si possono avvistare i condor, i serpenti ed il puma, ovvero la trilogia andina del mondo di sopra, di sotto e di mezzo.
Solo visitando Machu Picchu si può avvertire e respirare la magia di questo luogo sacro e non ho dubbi che qui aleggi ancora lo spirito di Pachaqutek, ossia di “colui che cambia il corso del mondo”, ma che di sicuro ha cambiato quello degli Inka.
CONSIGLI ED INFORMAZIONI DI VIAGGIO:
DOCUMENTI NECESSARI PER IL SOGGIORNO: mi riferisco ad un viaggio turistico. Consiglio di controllare se occorra o meno fare il visto turistico prima di entrare, questo purtroppo dipende dalla nazionalità di appartenenza. Come europea, ho fatto la classica Visa on arrival.
NOTA BENE: qualora prendessi come me un aereo di linea americano con scalo negli USA, ricorda di fare l’ESTA, se cittadino europeo. Informarsi in base alla propria nazionalità.
COME ARRIVARE: L’aeroporto internazionale di Cuzco è l’aeroporto più vicino al sito archeologico di Machu Picchu. Occorre però prenotare un bus ed un treno per arrivare ad Aguas Calientes, la cittadina ai piedi di Machu Picchu.
MONETA UFFICIALE: Nuevo Sol Peruviano (più comunemente soles).
TEMPERATURA: Forte escursione termica tra il giorno e la notte. Estate calda ed inverno rigido.
VACCINAZIONI: non richiesti vaccini specifici. Il mio consiglio di viaggio è quello di farsi la vaccinazione contro il tetano, la febbre tifoidea e per l’epatite A e B.
Informarsi sempre presso il sito del Ministero della Sanità qualora ci fossero vaccinazioni obbligatorie.
ASSICURAZIONE DI VIAGGIO: che copra spese mediche, trasporti e necessità impellenti.
DOVE ALLOGGIARE: Aguas Calientes è la località in cui alloggiare per visitare Machu Picchu. L’offerta turistica è molto ampia ed è facile trovare un alloggio.
COME MUOVERSI: Da Cuzco si giunge ad Ollayntaitambo, qui si prende un treno turistico per Aguas Calientes e da questa località gli autobus vanno uno dopo l’altro verso Machu Picchu in mezzora di tempo. Calcolare sempre lunghissime file di attesa per l’autobus.
- prenotare un tour online: ce ne sono tanti ed a prezzi diversi. Il costo varia a seconda che il tour sia privato o condiviso. Io ho preso un tour privato, che comunque ha previsto la condivisione di alcuni tour con altre persone. Il tour online provvede ad organizzare il trasporto da Cuzco, ad acquistare il biglietto del treno, quello d’entrata al sito e la guida.
- Prenotare un tour in loco presso le agenzie:si può fare benissimo. Occorre solo tenere presente che Machu Picchu ha un numero limitato di ingressi al giorno ed il biglietto deltreno va comprato in anticipo.
- Fai da te. Soluzione sicuramente più economica, ma bisogna muoversi in anticipo per organizzare il tutto. Occorre comprare il biglietto d’entrata a Machu Picchu, con la data precisa. Il treno turistico è speciale e va prenotato con anticipo.
DOVE MANGIARE: Aguas Calientes è una località fortemente turistica, con una scelta ampia di ristoranti e pub.
ABBIGLIAMENTO ED ACCESSORI
- scarpe da trekking o che almeno siano molto comode. Questo è il primo consiglio.
- Occhiali da sole
- Protezione solare 50+.
- Abbigliamento caldo e fresco: l’escursione termica è presente tutto l’anno. Vestirsi a strati. Soprattutto abbigliamento molto comodo, pratico, che tenga caldo d’inverno e che non faccia sudare d’estate. Non dimenticare di includere guanti, cappello di lana e cappello leggero.
COSA PORTARE:
- Medicine: per il mal di montagna, come Diamox, aspirina, antidolorifico, antibiotico, per problemi intestinali come vomito, diarrea, costipazione e mal di stomaco, pomata antibiotica, per irritazioni e punture di insetti, cerotti, salviettine medicali e qualsiasi altra medicina si ritenga necessaria.
- Zaino: uno capiente da utilizzare al posto del trolley.
- Zainetto: per le escursioni diurne, in cui portarsi dietro l’essenziale.
- Borraccia d’acqua
- Antizanzare con protezione alta
- Torcia: può essere sempre utile.
- Portare sempre contanti con sé. Mi riferisco alle mance ed alle piccole spese locali. I ristoranti o le agenzie accettano le carte di credito.